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Startup Act, trascorsi i primi dieci anni è ora di guardare ai prossimi

Il grande evento organizzato da InnovUp ha portato a raccolta tutti gli attori che contribuiscono all’ecosistema dell’innovazione guardando al futuro con fiducia, grandi assenti le istituzioni

Pubblicato il 24 Nov 2022

L’evento 10 anni dallo Startup Act, organizzato da InnovUp, ha visto la partecipazione di molteplici protagonisti dello scenario innovativo italiano.

Un evento che ha raggruppato tutti i player dell’ecosistema innovativo, dalle startup, investitori, business angel, fondi di investimento – presenti: AgriFood-Tech Italia, AssoFintech, Blockchain Italia, Edtech Italia, Italia4Blockchain, ItaliaFintech, Italian Insurtech Association, Startup Turismo, Angels4Women, Assodonna, Gammadonna, La Carica delle 101, SheTech, STEAMiamoci, AIEC, AIFI, Italian Tech Alliance, Angels4Impact, BAN, Club degli Investitori, IAG, IBAN, e tanti altri.

Giorgio Ciron, direttore di InnovUp, ha aperto la giornata ricordando subito che i veri assenti sono state le istituzioni: “c’è una assenza pesante, che è quella dei saluti istituzionali, dei saluti del ministero dello Sviluppo Economico- e poi ribadendo che tale assenza – dispiace veramente tanto, perché oggi siamo qui a parlare di una cosa molto importante, a parlare di posti di lavoro perché le vostre aziende e le startup sono il futuro di questo Paese – e per questo – noi di InnovUp stiamo cercando di dar voce a questo ecosistema”. Una assenza pesante, già, perché nel programma era previsto che l’apertura fosse dedicata agli esponenti del MISE, MEF, MAECI e MITD, anche se all’evento di ieri erano presenti alcuni dirigenti del MISE. Un’assenza che si è riflessa in tutti gli eventi celebrativi dei 10 anni dalla normativa e che ieri si è confermata per l’ennesima volta.

Nonostante ciò, il via all’evento è stato dato dall’intervento di Corrado Passera, ex ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e Trasporti, nonché “padre” dell’odierno Startup Act italiano grazie al decreto del 2012 che ha introdotto in Italia la definizione giuridica di startup e, soprattutto, i primi incentivi fiscali per gli investitori in Italia, le cosiddette “Startup Innovative” (oltre a vari strumenti e misure aggiuntive).

Passera ha sottolineato come all’epoca il need per sviluppare il decreto fu quello di “coinvolgere tutti gli aventi interesse – aggiungendo che – con l’idea di vedere chi aveva fatto meglio” furono inviate delle “task force” in giro per per il mondo con l’0biettivo di stilare un rapporto. Ma la cosa più difficile da realizzare, secondo Passera, riguardava lo “stigma del fallimento”, ovvero “punire chi non riesce o completa con successo una nuova realtà imprenditoriale”, insomma, tutto ciò che è contrario allo spirito delle startup.

Per stilare il rapporto, il metodo che venne utilizzato fu quello di coinvolgere gli stakeholder e i diversi governi, e secondo Passera “fu un successo”. Lo dimostra la presenza di Stefano Firpo oggi capo di gabinetto del Dipartimento per la Trasformazione Digitale-, che, continuando a rimanere all’interno dei governi succedutisi, è stato un ottimo “filo conduttore” per la continuazione dello Startup Act così come era stato lanciato.

Guardare al futuro

Ma, per quanto riguarda gli aspetti negativi, anche a detta di Passera “sarebbe utile e saggio coinvolgere tutta la normativa in un unico testo – e continua – un tema dove bisogna impegnarsi di più è quello del funding, ovvero non portare solo soldi alle startup, ma anche alle scaleup, come avviene negli altri Paesi”. E in particolare anche “quello del venture capital è un tema da spingere. Tutti questi temi sono importanti per far passare le startup a scaleup. Dobbiamo essere tutti testimoni, ‘spingitori culturali’ per i giovani di che cosa sia questo mondo” di startup, PMI ed ecosistema innovativo, perché ad oggi “non ci sono percorsi universitari” ancora degni di nota. E termina riferendosi su che cosa voglia dire ecosistema innovativo: “qui non è solamente il segmento di un’economia, ma c’è di mezzo il futuro”.

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Anche a detta di Luciano Floridi, professore ordinario di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford, dove è direttore del Digital Ethics Lab: “l’assenza delle istituzioni è gravissima. Quando le istituzioni sono presenti fanno da catapulta”. E ha poi aggiunto: “caro governo, un ministro al digitale ci sarebbe dovuto: il digitale non è la ciliegina sulla torta, ma la torta”.

Noi di Startupbusiness eravamo presenti, e abbiamo avuto l’opportunità di presiedere la tavola rotonda dedicata agli abilitatori, termine che serve a identificare tutto quel sostrato dell’ecosistema innovativo, che va dagli acceleratori, incubatori, associazioni, network, alle università e poli tecnologici e scientifici.

Al nostro panel erano presenti: Giammarco Carnovale, presidente di Roma startup; Alessandro Grandi, presidente di PNI Cube; Giuseppe Conti, presidente di Netval; Francesco Maria Senatore, ex consiglire APSTI e consigliere Innovup; Angelo Coletta, ex presidente di Innovup. Per rivedere gli interventi, sono disponibili al seguente link.

L’evento, che in principio doveva svolgersi in due giornate per il numero di ospiti e temi trattati, è stato sicuramente un momento di networking, ma allo stesso tempo ha significato un punto di arrivo, l’occasione in cui tutto l’ecosistema si è fermato e ha avuto la possibilità di riflettere sugli errori e gap del decreto e su come poter avere nel prossimo futuro una normativa degna di rilevanza internazionale.

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