Milano e le startup, un ecosistema pronto ad accelerare

Pubblicato il 14 Lug 2016

Milano (e la Lombardia) corre veloce, ma serve più coraggio per sostenere le startup e diventare una “startup city”.

Questa settimana sono accadute due cose nell’ecosistema lombardo delle startup: Assolombarda ha organizzato la prima startup reunion  per illustrare tutti i vantaggi che offre alle neo aziende innovative che hanno sede nelle provincie di Milano, Monza e Brianza e Lodi; e SiamoSoci ha lanciato il Club Digitale 2  che investe in startup innovative che sono state selezionate con la collaborazione della Regione Lombardia e di UnionCamere Lombardia le quali supporteranno li progetto con ulteriori servizi.

Senza andare a prendere le varie statistiche che si trovano facilmente online è noto che Milano e la Lombardia siano oggi il territorio in Italia dove lo sviluppo di startup e di imprese innovative è maggiormente dinamico. Non è una questione di competizione con altri territori, ma semplicemente un dato di fatto che è figlio di numerosi fattori: tessuto industriale, presenza di infrastrutture, vicinanza all’Europa, servizi che funzionano, interazione diretta con mondo accademico, finanziario, mediatico.

Sia il nuovo progetto di SiamoSoci, sia l’iniziativa di Assolombarda si rivolgono esclusivamente alle startup considerate innovative dall’apposita legge. SiamoSoci ne ha selezionate poco meno di una ventina (tra cui D-Orbit, XMetrics, Brandon, My Agonism, Plannify, Smappo, ForFirm, Spotlime) dal bacino di oltre 240 che hanno partecipato alle iniziative della Regione Lombardia e di UnionCamere, mentre Assolombarda registra a oggi 230 iscrizioni (su in totale di seimila imprese).

SiamoSoci ha avviato la raccolta per costruire il fondo con cui finanziare le startup selezionate utilizzando il veicolo del club che già in passato si è rivelato efficace anche come strumento di attrazione verso il mondo delle startup di investitori che fino a oggi ancora non considerano questa come opzione per differenziare l’allocazione dei loro asset (parleremo del tema con Dario Giudici, Ceo di SiamoSoci in una intervista video che pubblicheremo prossimamente).

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Assolombarda consente alle imprese che, oltre essere iscritte all’apposito registro hanno meno di quattro anni di vita e meno di 500mila euro di fatturato, di aderire all’associazione del tutto gratuitamente e offre una serie di servizi come il supporto alle relazioni con le banche, all’applicazione delle agevolazioni fiscali, all’internazionalizzazione, all’accesso ai bandi e ai finanziamenti, alla gestione amministrativa e legale.

Le iniziative di Assolombarda e SiamoSoci sono efficaci sia perché mirano ad accrescere la portata degli investimenti sia perché lavorano per sensibilizzare sia i professionisti sia le istituzioni verso le specifiche esigenze delle startup. Entrambe hanno il limite di avere adottato la classificazione di legge per definire le imprese innovative, e questo è un tema che qui su Startupbusiness abbiamo già ampiamente trattato sottolineando come questo modello di classificazione rischia di essere distorsivo del mercato e come soprattutto fino a oggi abbia prodotto poco, se non quasi nulla, in termini di stimolo agli investimenti in startup. Ora vi sono al vaglio nuove possibili misure che il governo sta considerando come una estensione della detrazione al 30%, agevolazioni per aziende quotate che acquisiscono partecipazioni startup superiori al 20%, agevolazioni per i piani individuali di risparmio, ma anche qualora tali misure possano essere efficaci servirà del tempo, almeno un anno si stima, prima che possano entrare in vigore, così come un anno è servito per portare dalla teoria alla pratica la possibilità di costituire un’impresa senza notaio, cosa che si potrà (finalmente) fare a partire dal 20 luglio.

Tutto ciò è fondamentale, ma serve un’accelerazione e serve maggiore coraggio per portare l’ecosistema delle startup milanese, lombardo e nazionale a un livello superiore. Abbiamo un’alta qualità delle idee, delle competenze, della capacità imprenditoriale, abbiamo un tessuto formidabile e competitivo a livello internazionale ma siamo ancora impaludati in un sistema che non riesce a generare i numeri, in termini di investimento, che servono. Perciò risulterebbe efficace che a Milano e in Lombardia, le due entità devono operare come un unico, si sperimentassero nuove formule mutuandole per esempio da modelli che già altre grandi città e relativi territori stanno applicando come accade per esempio a Tokyo dove il governo metropolitano ha definito aree a fiscalizzazione agevolata e a New York dove è attivo il programma StartupNY che consente alle startup di operare a zero tasse per 10 anni se si insediano in specifiche zone dello Stato. Peraltro Milano e New York City hanno già all’attivo un programma di collaborazione per le startup  con un bando che scade proprio domani 15 luglio.

Serve quindi più coraggio e una maggiore dose di autonomia, il che non significa indipendenza (anche perché la nostra costituzione impedisce a parti del territorio che lo desiderano di divenire indipendenti e in questo, abbiamo appreso con la Brexit, la UE si è data un regolamento più lungimirante e moderno), che consenta di attuare programmi e agevolazioni specifiche aldilà delle gabbie legislative imposte e capaci di superare gli attuali vincoli. Per esempio l’idea di fare dell’area ex-Expo una tax free area per le startup è tutt’altro che una cattiva idea ma per farlo serve che i processi decisionali e attuativi siano più snelli e rapidi e con l’attuale impianto istituzionale-governativo ciò è purtroppo quasi impossibile.

Solo compiendo azioni di questo tipo, solo adottando modelli ambiziosi, solo cercando di guardare oltre gli interessi immediati si potrà sperare di recuperare il gap che l’ecosistema italiano delle startup sta continuando ad accumulare anno dopo anno rispetto agli altri ecosistemi europei e partire dal territorio di Milano e della Lombardia sarebbe scelta lungimirante ed efficace e darebbe un segnale forte all’ecosistema delle imprese innovative (anche quelle che non sono nel registro ministeriale) dell’intero Paese.

Nel frattempo è uscito il report Startup Heatmap Europe che pone Milano al 25esimo posto tra le migliori città in Europa dove fare startup e soprattutto rileva un dato allarmante: l’Italia è il Paese che registra il più alto tasso di emigrazione di startup con una percentuale del 29% di nuove imprese innovative che nate in Italia decidono di trasferirsi all’estero da subito.

Emil Abirascid

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