editoriale

TechBBQ e gli eventi tech che fanno crescere le startup europee

La decima edizione di TechBBQ conferma l’ottimo momento dell’ecosistema dei Paesi nordici e apre la stagione autunnale degli eventi tech-startup in Europa

Pubblicato il 23 Set 2022

TechBBQ, l’evento tech-startup internazionale che si svolge a Copenhagen è giunto alla sua decima edizione. Startupbusiness era già stata all’evento lo scorso anno ed è tornata per approfondire ulteriormente l’ecosistema startup dei Paesi nordici e non solo .

La prima novità di quest’anno è il cambio della venue, la scelta è caduta su Lokomotivværkstedet, spazio più ampio rispetto a quello che ha ospitato le prime nove edizioni di TechBBQ. Spazio più ampio significa anche contenuti più ricchi, significa più persone, significa che anche questa manifestazione diviene ulteriore cartina tornasole della crescita dell’ecosistema startup in Europa.

Nel corso dei due giorni dell’evento abbiamo incontrato e intervistato numerosi tra speaker, startup presenti, investitori. Tra loro Ayuna Nechaeva che è head of Europe, primary markets di London Stock Exchange, quindi si occupa di avvicinare alla quotazione in Borsa aziende soprattutto innovative: “Lo scorso anno circa il 40% delle IPO a LSE erano aziende tech – dice – e oltre a questo osservo che le aziende sono sempre più attente all’impatto positivo, a rendere il mondo un posto migliore, questo è molto interessante perché continuo a incontrare un sempre maggior numero di imprenditori che si sta impegnando per sviluppare soluzioni per contribuire a risolvere i problemi che il mondo sta affrontando ed è perciò che sono assolutamente convinta che queste persone vadano supportate nel modo più ampio ed efficace possibile”. Nechaeva è anche impegnata a sostenere il ruolo delle donne nell’imprenditorialità e si adopera per creare condizioni sempre più favorevoli per le female founder e lo fa guidando le attività dl capitolo britannico di Women Inspired Network (Win), tornando ai temi finanziari aggiunge: “abbiamo visto il grande sviluppo delle SPAC , che dopo una crescita significativa ora registrano un rallentamento , io credo oche le SPAC siano un buono strumento e fanno parte del set di strumenti che le aziende possono usare per quotarsi, oggi visto lo scenario geopolitico il fundraising è più complesso in generale a causa dell’alta volatilità e incertezza ma resto dell’idea che tutti gli strumenti finanziari siano validi”. La manager conferma che LSE continua a guardare l’Italia anche dopo che la Borsa di Milano è passata sotto il controllo di Euronext e in particolare è attenta alle aziende che fatturano tra i 5 e i 15 milioni di euro che sono in fase di round serie C e D.

Anche Sebastien Toupy è persuaso dell’importanza di sostenere gli imprenditori, dopo avere lavorato per The Next Web  si occupa ora di sostenere l’ecosistema, di sensibilizzare i governi verso le startup lavorando con l’Olanda, la Germania, il Regno Unito, la Catalogna, il Portogallo: “Credo che stiamo osservando una crescita qualitativa dell’ecosistema Europeo – spiega – ciò che dobbiamo fare ora è individuare quali sono i punti deboli della cultura startup e cercare di risolverli, punti deboli che possono essere diversi da zona a zona, per esempio in certe zone è difficile trovare talenti, in altre è più difficile trovare i finanziamenti, credo inoltre che l’Europa debba giocare un ruolo fondamentale sul fronte dell’innovazione e deep tech ciò sia perché vi sono le competenze, sia perché serve dare una direzione chiara agli sforzi in termini di ricerca, impresa e finanziamenti, ciò tenendo presente che l’ecosistema europeo ha due anime: quella locale dove ognuno lavora per raggiungere i suoi KPI e quella più generale che spinge per una sempre maggiore uniformità di regole come fa per esempio l’iniziativa Scaleup Europe “.

Alexandra Renner è a capo del programma di open innovation di BMW che si chiama BMW Startup Garage: “il programma serve per valutare tecnologie di startup e per realizzare progetti pilota, cerchiamo startup che siano già finanziata de venture capital perché noi non investiamo, che siano in una fase di sviluppo che preveda almeno un mvp e che siano scalabili – spiega la manager che riveste il ruolo di startup lead R&D dell’iniziativa del costruttore tedesco di automobili – lanciamo circa 30 progetti all’anno e alcuni hanno successo e divengono implementazioni come per esempio è il caso del sistema di guida autonoma che abbiamo implementano all’interno dei nostri stabilimenti e che abbiamo sviluppato insieme a due startup, una sudcoreana e una svizzera, i settori a cui siamo maggiormente interessati sono l’intelligenza artificiale, i nuovi materiali, l’energia, i sistemi di guida autonoma, il software per la gestione della produzione, la robotica ma anche il quantum computing e le interfacce utente”. Fino a oggi nessuna startup italiana è stata selezionata da BMW Startup Garage ma Renner enfatizza come sarebbe certamente interessante per loro approfondire la conoscenza delle startup italiane.

Dreamcraft è un investitore che si concentra su operazioni pre-seed, seed e serie A. “fino a oggi abbiamo investito principalmente in startup dei Paesi nordici e tedesche – spiega Heidi Lee che fa parte dell’investment team – investiamo in ogni settore, abbiamo 20 aziende in portafoglio e abbiamo appena chiuso il secondo fondo con un primo closing a 40 milioni di euro, vediamo una crescita costante della qualità delle startup e degli imprenditori in Europa, si prenda per esempio il settore del fintech, e crediamo che serva accelerare sul fronte del sostegno all’imprenditorialità femminile e che il ruolo degli investitori sia quello di supportare le startup anche nel trovare talenti, nello sviluppare i mercati e nella raccolta dei round successivi”. Heidi Lee ha un passato come imprenditrice e ha fondato insieme a un’altra imprenditrice Gaia Balossi che è italiana e vive a Copenhagen la startup Finuprise che si propone di sviluppare una piattaforma per dare maggiore voce ai piccoli investitori delle società quotate: “è un lavoro non semplice – dice Balossi – ma è molto importante che il ruolo dei piccoli investitori delle società quotate sia sempre più visibile, spesso sono proprio loro a essere maggiormente sensibili a temi come la sostenibilità o l’inclusività ed è giusto che la loro partecipazione venga ascoltata dai manager delle aziende di cui essi sono azionisti”.

Italiano, basato a Berlino, è anche Massimo Portincaso, investitore e molto attento al settore biotech: “stiamo lavorando a progetti per sviluppare piattaforme di base al fine di ridurre i costi per lo sviluppo odi innovazione nel biotech – racconta – desideriamo avere un approccio sistemico e perciò abbiamo avviato un progetto che si chiama ArsenaleBio a Venezia dove lavorerà un team internazionale le cui infrastrutture saranno aperte a terzi, è molto importante dimostrare come anche in Italia si possa fare innovazione di alto valore sia scientifico sia industriale perché dal mio osservatorio vedo che ancora si sconta il fatto dell’italianità presso gli investitori internazionali e questa è una cosa che va risolta”.

Perfetto mix tra innovazione, imprenditorialità e gender equality è invece Lora DiCarlo, californiana e fondatrice dell’omonima azienda che produce sex toys altamente innovativi basati su microrobotica: “tutto è iniziato perché cercavo qualcosa che sul mercato non c’era e quindi abbiamo sviluppato sex toys innovativi che contano 7 brevetti già registrati e 13 che sono pending – dice la fondatrice che ha origini siciliane – è stato un lavoro non solo di sviluppo del prodotto ma anche di posizionamento della nostra azienda nel panorama delle startup tech, cosa non facile a causa dei tanti pregiudizi e limiti che ancora esistono come per esempio quello di non potere fare pubblicità sui social network dei prodotti legati al benessere sessuale (tema che abbiamo affrontato su Startupbusiness già in passato )”. L’idea è quella di creare qualcosa che si possa definire come un sexual journey, che sia personalizzato, che sia vestito sull’identità dell’utente, un’idea che ha dimostrato di essere vincente fin da subito: “abbiamo lanciato a gennaio 2020 e nelle prime ore abbiamo venduto prodotti per un milione di dollari – spiega DiCarlo -, oggi siamo presenti in 37 Paesi, abbiamo 600 distributori, vendiamo per il 55% in Usa e per il restante 45% nel resto del mondo e uno su cinque dei nostri clienti torna a comprare prodotti da noi”. La scaleup ha al momento un round serie A aperto.

Se TechBBQ cresce e consolida il suo ruolo di evento nell’area dei Paesi nordici con forti interazioni internazionali e non solo in Europa, il resto del continente di certo non sta fermo. La prossima settimana ci sarà a Milano la prima edizione del primo evento tech-startup indipendente e internazionale, si tratta di TechChill Milano, si svolgerà presso l’Università Bocconi che è partner e ospita speaker, partner, startup, imprese da tutta Europa e ha attirato l’attenzione anche di una settantina di fondi di investimento internazionali che hanno scelto di venire a incontrare le startup presenti all’evento, sempre Milano ospiterà nella seconda metà di ottobre la prima edizione di Nordics meet Italy che si pone l’obiettivo di fare avvicinare il nord e il sud dell’Europa innovativa per sviluppare sinergie e collaborazioni e poi l’ano continua con i grandi appuntamenti come il WebSummit di Lisbona e Slush di Helsinki che quest’anno, a ulteriore dimostrazione di come questi eventi portano valore all’ecosistema, ha raccolto l’impegno da cinque grandi investitori : Accel, General Catalyst, Lightspeed, NEA e Northzone a investire un milione di euro nella startup che vincerà la competition Slush 100.

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