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Startup innovative, cosa prevede la nuova proposta di legge

Parte con un supporto quasi unanime l’iter della nuova norma sulle startup e PMI innovative che mira a portare benefici all’ecosistema

Pubblicato il 01 Ago 2023

L’Italia a lungo è rimasta in attesa di un rinnovamento della normativa per le startup.

Sono trascorsi infatti dieci anni dal cosiddetto Startup Act, nato dal suo progenitore Corrado Passera, ex ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e Trasporti, con il decreto del 2012 che ha introdotto nel nostro Paese la definizione giuridica di startup e, soprattutto, i primi incentivi fiscali per gli investitori in Italia, le cosiddette “Startup Innovative” (decreto-legge 179/2012, convertito in Legge con il Decreto Crescita il 17 dicembre 2012).

Sull’anniversario dei 10 anni dallo Startup Act Startupbusiness aveva partecipato all’evento organizzato da InnovUp che aveva coinvolto tutti i player dell’ecosistema innovativo: dalle startup, investitori e business angel ai fondi di investimento.

Fino allo scorso aprile due erano ancora le proposte di legge in lizza: la Proposta di Legge 107 dell’’On. Giulio Centemero (Lega) e quella dell’opposizione dell’On. Claudio Michele Stefanazzi (PD) presentata lo scorso marzo, la  945.

A luglio è stata approvata la Legge Centemero dalla Camera dei deputati, presentata il 13 ottobre 2022 e contenente le “Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle startup e delle PMI innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti”.

Overview sull’ecosistema

A livello globale secondo il ranking regionale di StartupGenome al primo posto tra gli ecosistemi di startup più performanti troviamo, da sempre, gli Usa, cui segue Asia e poi Europa, dato riconfermato anche nel 2023. In Europa il podio è occupato da UK, Francia e Germania. Secondo Augusto Coppola, CEO di Cloud Accelerator, per quanto riguarda l’Italia “la situazione complessiva rimane critica perché la distanza dai ‘Paesi concorrenti’ sta continuando a crescere in modo significativo”. Secondo i dati di differenti report sul 2022, sebbene alcuni paesi abbiano registrato una contrazione totale del venture capital, l’Italia ha registrato una crescita più sostenuta rispetto ai primi tre Paesi europei. Secondo Coppola “lo scorso anno, che è stato salutato come un anno eccezionale, ha visto investiti in startup italiane circa 2 miliardi di euro, ma il 50% è stato investito da stranieri. Questo significa che fondi italiani hanno investito in startup meno, per esempio, di quanto sia stato investito in Belgio (un paese che ha un PIL il 40% del nostro)”.

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Già a inizio mandato, nell’iniziale scetticismo dovuto al fuoriuscita della figura del ministro dell’Innovazione e quindi dallo stesso ministero (passato poi da MiSE a MIMIT), riconfermato anche dalla nostra intervista al vice ministro del MIMIT, Valentino Valentini, l’attuale Governo aveva riconfermato lo stanziamento di misure per un valore pari a 25,041 miliardi di euro sino al 2026, e per la maggior parte provenienti dal PNRR. “Per quello che riguarda il vagheggiato side effect positivo del PNRR – afferma Coppola – sono pessimista in quanto non vedo nessuna visione, nessuna strategia che non sia quella di distribuire fondi a pioggia (spesso pure ai soggetti sbagliati) sperando che da qualche parte qualcosa fiorisca”.

La nuova Proposta di legge della maggioranza potrebbe quindi diventare il nuovo Startup Act. Il provvedimento di Centemero ha seguito il tradizionale iter normativo in Commissione Finanze conclusosi il 22 giugno 2023, per poi passare alla discussione in Assemblea con l’approvazione del 19 luglio scorso. Ora toccherà al Senato prendere in esame il testo dove sicuramente godrà dell’appoggio, al di là dei partiti di maggioranza già garantito in fase di votazione, da Azione-Italia Viva e dal Partito Democratico, mentre MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra si sono astenuti.

La Proposta di legge 107

La Legge Centemero si presenta come un continuum dello Startup Act. Di seguito i punti rilevanti:

  • detrazione Irpef in de minimis: con l’art. 2 viene disciplinata la detrazione Irpef in de minimis al fine di consentirne la fruizione anche in caso di incapienza del contribuente, ovvero qualora la detrazione superi l’imposta lorda dovuta dal contribuente.
  • esenzione per i proventi degli OICR che investono in startup e PMI innovative: è ripreso un meccanismo in vigore nel Regno Unito noto come SEIS (Seed enterprise investment scheme), che tende a vincolare l’investitore a frequentare il settore nel quale è investito. Viene prevista la possibilità di ottenere un incentivo rafforzato nel momento in cui l’investimento viene mantenuto per un minimo di tre anni e parte del guadagno fiscale viene reinvestito nello stesso ambito. Come per gli investimenti diretti, le quote degli OICR (organismi di investimento collettivo del risparmio) devono essere acquisite entro il 31 dicembre 2025 e devono essere detenute per almeno tre anni.
  • innalzamento del limite di patrimonio netto: è aumentato per le società d’investimento semplice (SIS) da 25 milioni a 50 milioni di euro. L’aspettativa è che raddoppiando il limite si inneschi un aumento anche dei valori di ciò che hanno in pancia le singole realtà e di conseguenza dei valori investiti.
  • concetto di prevalenza: muta perché va inteso come soglia minima di investimento pari ad almeno il 70% degli attivi patrimoniali dell’organismo. Inoltre, l’ammontare della plusvalenza da partecipazione in qualsiasi società, reinvestito nel capitale di startup e PMI innovative, in caso di successiva cessione della partecipazione nelle stesse imprese non gode dell’esenzione.

Certamente molto sembra essere stato escluso dall’attuale Proposta Centemero: “la proposta di legge sostanzialmente estende la portata di alcuni benefici fiscali già previsti per gli investimenti in startup/PMI innovative – spiega Francesco Torelli, partner dello studio legale Hilex, coinvolto nel team di lavoro per procedere alla predisposizione di uno Startup Act 2.0 e in programma di estendere un piano operativo con il Gabinetto ad inizio settembre – . Non rappresenta l’auspicabile aggiornamento del cosiddetto Startup Act del 2012 che speriamo possa essere oggetto, a breve, di un nuovo intervento normativo di più ampia portata. Per quanto riguarda l’ambito di applicazione di questa proposta di legge, quello che sicuramente poteva essere previsto era un chiarimento sull’effettiva applicabilità degli incentivi fiscali anche ai cosiddetti investimenti di semi-equity (quegli investimenti effettuati mediante finanziamenti convertendi quali il SAFE che costituiscono, sempre di più, la modalità di investimento principale round pre-seed e seed)”. Infatti, Torelli specifica che “la Proposta avrebbe potuto prevedere che le agevolazioni fiscali previste per gli investimenti in startup/PMI innovative si possano applicare anche ai finanziamenti convertendi, quali il SAFE, sin dal momento dell’erogazione del finanziamento senza attendere che quest’ultimo venga convertito in capitale”.

Conclusione

Anche se tutte le disposizioni previste sono necessarie, utili e proficue all’ecosistema, la norma appare quindi piuttosto magra, in quanto si tratta di una versione ridotta di un disegno di legge che era già stato proposto nella legislatura passata.

Il problema di fondo non riguarda tanto la cornice operativa dell’allocazione delle risorse (allocarne di più) snellendo anche le procedure, quanto una mancanza di misure utili ad attrarre capitali esteri.

E tanto è rimasto fuori dal disegno, come per esempio la necessità di accelerare il via libera sulla detassazione del capital gain; la necessità di varare un sistema di incentivi per attrarre investimenti sia da parte di investitori istituzionali che corporate; il rafforzamento del meccanismo di fondi di fondi verticali che insistono in aree d’interesse per il Sistema Paese; e la riforma del meccanismo del credito d’imposta in ricerca e sviluppo.

Questa Proposta poi si inserisce in un piano normativo dell’attuale Governo che dovrà decidere sulla Golden power . Questa direttiva europea potrà fare male alle startup? Lo abbiamo chiesto direttamente a Torelli.

“La notifica Golden power è un adempimento che deve essere posto in essere prima di poter effettuare un investimento. Vista l’ampiezza e la genericità dei settori oggetto della normativa Golden power, è abbastanza frequente che le operazioni di venture capital debbano essere soggette alla notifica preventiva. Questo comporta un allungamento dei tempi e un aumento dei cosiddetti transaction cost legati all’operazione di investimento. L’impatto è sicuramente significativo soprattutto per i round pre-seed e seed che si caratterizzano normalmente da un importo limitato come capitale investito (e sul quale, quindi, un incremento dei transaction cost può avere un impatto non trascurabile) e dalla velocità nell’erogazione del finanziamento e sul quale quindi l’allungamento dei tempi legati alla predisposizione della notifica e all’ottenimento della clearance da parte della presidenza del consiglio dei ministri può comportare un rallentamento nello sviluppo del business della startup”.

Insomma, il 2023 può essere definito anche come l’anno delle normative in europee, e, di conseguenza e di riflesso, anche italiane, dovendole adottare come stato membro. Già avevamo trattato dell’ultimo impegno sull’AI Act, testo insieme ad altri che consolida la posizione dell’Unione Europea come leader globale di fatto in materia di regolamentazione tecnologica.

La posizione delle associazioni

A valle del primo passaggio parlamentare della Proposta di legge le due principali associazioni dell’ecosistema startup e venture capital hanno diffuso note per illustrare la loro posizione.

Accogliamo con favore l’approvazione di una proposta che a nostro avviso va nella giusta direzione, anche considerando che il Testo unico sulle startup risale al 2012 e necessita per forza di cose di essere aggiornato –  commenta in una nota Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance – . Nel corso degli anni sono stati varati diversi provvedimenti relativi all’ecosistema dell’innovazione, ma sempre inseriti in decreti macro. Questa proposta denota invece una precisa attenzione delle istituzioni verso un tema che riteniamo centrale per il futuro del Paese. L’aspetto interessante riguarda il fatto che la PdL in questione va a estendere una serie di benefici fiscali sia agli investimenti diretti sia agli investimenti indiretti, tramite organismi di investimento collettivo del risparmio e altre società che investono principalmente in startup e PMI innovative, esercitabili in forma automatica in sede di dichiarazione dei redditi. Auspichiamo a questo punto che anche dal Senato arrivi il via libera verso questa proposta, che per noi è fondamentale per la crescita del nostro ecosistema dell’innovazione”.

“Riteniamo molto positiva l’approvazione della Proposta di legge Centemero che dimostra l’attenzione delle istituzioni, e in particolare dell’On. Centemero da sempre in prima linea su questi temi, al mondo delle startup e dell’innovazione – dice a Startupbusiness Giorgio Ciron, direttore generale di Innovup – . Una Proposta che non può che essere un punto di partenza, grazie all’estensione di alcuni benefici fiscali e all’aumento del limite di raccolta delle SIS, per una revisione complessiva della normativa del 2012. Auspichiamo che al Senato la Proposta possa essere ulteriormente rafforzata sempre con l’obiettivo di avvicinarci al modello di Startup Nation. Un obiettivo ambizioso per il nostro Paese ma al contempo fondamentale perché le startup sono essenziali per la crescita economica e, sopratutto, per la creazione di nuovi posti di lavoro”. (Foto di Marco Oriolesi su Unsplash )

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