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Nuova legge per le PMI, occasione per lo Startup Act 2.0

La definizione delle nuove norme a sostegno delle micro, piccole e medie imprese può fare da volano anche all’accelerazione sulla nuova versione dello Startup Act

Pubblicato il 17 Feb 2024

Si è svolto nei giorni scorso presso il Salone degli Arazzi di Palazzo Piacentini l’avvio di un tavolo di lavoro, istituito dal Mimit, in vista della predisposizione della Legge annuale per le MPMI (micro e piccole e medie imprese).

Tra i partecipanti sono state invitate le principali associazioni di categoria dei vari settori, come per esempio Confindustria e Confcommercio, e tra queste è stato rilevante riscontrare la presenza anche di InnovUp quale rappresentate dell’ecosistema innovativo italiano.

La legge annuale per le PMI (Legge n. 180 dell’11/11/2011) è datata – ha più di 12 anni e finora non è mai stata attuata. Prevedeva diversi principi e finalità per lo sviluppo e tutela delle PMI, tra le quali quella che ogni anno l’ex MiSE (oggi Mimit) sviluppasse una normativa proprio sulle micro e piccole e medie imprese. Ecco che lo scopo di questo tavolo è di concretizzarla per la prima volta nel 2024.

A detta di Giorgio Ciron – direttore di InnovUp – durante l’evento del Mimit per la strutturazione della normativa sono emersi quattro potenziali ambiti di lavoro: accesso al credito e finanza; formazione e competenze per titolari di impresa; crescita dimensionale e imprenditorialità e startup con un focus sul tema delle semplificazioni.

Si sono poi susseguiti interventi di differenti stakeholder intorno alle tematiche ESG, legate alla sostenibilità d’impresa, tema ovviamente trasversale ai precedenti punti. Su ogni punto saranno predisposti ulteriori tavoli di lavoro nel corso dell’anno.

In realtà, ricorda Ciron, “il tavolo sulle startup c’è già: ovvero quello che sta lavorando sullo Startup Act 2.0 da un po’ di tempo. Noi di InnovUp abbiamo inviato una serie di proposte, e il ministero ne ha preso atto. Ha fatto i passaggi dovuti con i vari ministeri interessati, a partire dal MEF, e ci attendiamo che a breve saremmo riconvocati per visionare una prima bozza di testo”.

Dunque, all’interno della nuova normativa per le MPMI entrerà l’articolato dello Startup Act 2.0 e il tutto sarà trasmesso alle Camere nel prossimo mese di maggio per l’avvio della discussione parlamentare.

Il fatto che lo Startup Act 2.0 sarà a tutti gli effetti una costola di questa Legge, per Giorgio Ciron è utile in quanto “si tratta di un modo per affermare la non dicotomia tra made in Italy e innovazione. E’ un concetto che va ricordato: il made in Italy è innovazione e al contempo l’innovazione pilastro del made in Italy. Dunque uno strumento utile che possa riconciliare questi due mondi, rappresenta un’ottima soluzione per dare un’unità d’intenti all’innovazione made in Italy e al made in Italy innovativo”.

Le proposte

Tra le diverse proposte di InnovUp già inviate al ministero, quelle più rilevanti che potrebbero essere riprese in quest’occasione, secondo Ciron, saranno sicuramente quelle relative al coinvolgimento delle aziende nei fenomeni di open innovation e corporate venture capital e gli incentivi per favorirli; la revisione e aggiornamento della normativa sugli incubatori certificati; l’attualizzazione dei requisiti di accesso delle startup innovative all’apposito registro; gli incentivi per favorire il fundraising dei fondi VC; e infine un potenziamento degli incentivi fiscali agli investimenti in startup innovative.

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La nuova Legge ha le potenzialità per dare una nuova veste e credibilità all’attuale Governo sul fronte del sostegno all’innovazione, infatti, anche se nel 2023 non sembrava essere partito con il piede giusto in materia di innovazione – ricordiamo per esempio la mancanza di un ministero dell’Innovazione, le deleghe di CDP Venture Capital, l’ultima Finanziaria -, in un’annata dove i mercati hanno registrato quasi un dimezzamento degli investimenti nel VC – il totale investito nel 2023 è di, poco meno di 1,2 miliardi di euro contro i quasi 1,9 miliardi del 2022 – la proposta Cementero e questo nuovo tavolo di lavoro sembrano farlo uscire da una fase di incertezza e impasse.

Se le prospettive per il 2024 appaiono complesse per il fundraising – per alcuni addetti forse l’anno peggiore per il VC – Giorgio Ciron ci invita ad attendere con due considerazioni: “sicuramente c’è stata una contrazione degli investimenti dipesa dall’aumento dei tassi di interesse che hanno rilanciato i rendimenti di alcuni strumenti finanziari meno rischiosi rispetto al VC, ma d’altra parte i round seed e pre-seed si son mantenuti stabili in numero, aumentando l’ammontare medio; i fondi internazionali hanno iniziato a guardare con maggior interesse il mercato italiano, e si è avviato il fenomeno dei second-time founder che vede fondatori di successo all’estero o in Italia che lanciano la loro seconda startup nel nostro Paese o vi investono (esempio D-Orbit). Questi tre fattori creano fiducia per un anno che possa essere di consolidamento, capace di mettere basi solide per prepararci a una crescita maggiore in futuro. Inoltre, è da rilevare come i fondi siano disponibili, a partire dalle ampie risorse di CDP VC, e anche le competenze: uno dei fenomeni dello scorso anno è che sono venuti a mancare round in startup che hanno alto burn rate, a vantaggio di investimenti in startup deeptech, aerospace, life science, dove il nostro Paese ha una marcia in più grazie a un solido sistema formativo e a un vivace tessuto industriale. Quindi, anche se la finanziaria non è stata focalizzata sul nostro settore, dall’altra parte, prima di esprimere un giudizio sul 2024 che sarà, aspetterei due importanti milestone: il piano industriale di CDP Venture Capital che dovrebbe essere approvato a fine marzo e pubblicato a inizio aprile e lo Startup Act 2.0 che potrebbero dare segnali importanti e incoraggianti al mercato e rafforzare la crescita del settore”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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