Investimenti early stage in Italia nel 2013: 81 milioni di euro, pochi ma già si lavora per crescere

Pubblicato il 02 Apr 2014

Il dato presentato due giorni fa da Aifi, l’Associazione italiana del venture capital e private equity, relativo all’andamento degli investimenti in startup nel 2013 non è incoraggiante. I numeri dicono che nel corso dello scorso anno sono state fatte 158 operazioni per un totale complessivo investito di 81 milioni di euro, pochino. I numeri dicono anche che nel 2012 il totale investito, sempre nell’ambito dell’early stage, fu di 135 milioni di euro, la flessione è quindi netta: vale 39,5 punti percentuali. È vero che il numero delle operazioni è cresciuto passando da 136 a 158 appunto (+16,2%) ma resta il fatto che 81 milioni di euro sono pochi per un’economia e per un ecosistema delle startup innovative come quello italiano.

Bisogna fare di più e di più si sta facendo: la legge sulla detrazione fiscale per chi investe in startup dovrebbe aiutare, la crescita dell’impegno sia del Fondo italiano di investimenti sia del Fondo europeo di investimenti dovrebbero anche loro aiutare, il crescente impegno dei venture capital italiani che in tutta onestà stanno facendo veramente un grande lavoro aiuterà senz’altro. I dati del 2014 saranno quasi certamente molto più positivi. Già oggi segnali che vanno nella giusta direzione ci sono come quelli di aumento di capitale e di raccolta fatti da alcuni fondi come United Venture, Lventure, Digital Magics (queste ultime due sono anche quotate alla Borsa di Milano) e di altri che stanno lavorando per chiudere fondi di una certa sostanza e si stanno attrezzando anche a livello di organizzazione, presto si attendono annunci importanti, anche in termini di persone, da realtà come Vertis e Ttventure.

E poi ci sono i primi risultati che provengono dal crowdfunding for equity come è l’annuncio della chiusura del primo deal diffuso ieri da Unicasim tramite il suo portale Unicaseed e che riguarda la startup DiamanTech che ha raccolto quasi 160mila euro e la notizia ha avuto una certa eco internazionale come testimonia, per esempio, l’articolo pubblicato da Reuters.

Insomma 81 milioni sono pochini è vero ma non stiamo nemmeno qui a fare un confronto con altri Paesi perché guardiamo allo scenario e alla tendenza e non solo al dato nella sua asciuttezza numerica. Il 2013 è stato un anno non troppo entusiasmante se si guardano i numeri ma la consapevolezza che bisogna fare di più c’è eccome, è questo il vero segnale che come detto già si articola in una serie di fatti concreti e che in tal senso deve essere interpretato anche da chi ancora ‘deve scendere in campo’ come accade per il mondo industriale che, benché sollecitato da numerose iniziative e progetti, ancora risponde solo con la voce dei pionieri nel portare risorse, conoscenze, competenze a supporto delle startup innovative.

Ci sono le imprese grandi e piccole che lo hanno capito e già si muovono – si veda per esempio la presentazione proprio ieri dell’incubatore Rcs Nest fatto dal grande gruppo editoriale insieme a Digital Magics – ma serve un’accelerazione decisa da parte del mondo industriale, servono i Corporate venture capital e serve che questa contaminazione tra innovazione fatta dalla nuova generazione di imprenditori e competenza maturata dalle aziende consolidate diventi il vero elemento distintivo dell’ecosistema italiano e della sua capacità di scalare le classifiche globali ponendosi come eccellenza e come modello nel sostegno allo sviluppo della impresa di nuova generazione.

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