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Freelance o startup, come mettersi in proprio: guida all’avvio di un’attività

Il lavoro autonomo, sia come imprenditore sia come freelance e professionista, è una opzione sempre più popolare, ecco una guida alle cosa da conoscere

Aggiornato il 23 Mar 2023

Se da una parte ci sono fenomeni quali il quiet quitting e great resignation o l’intelligenza artificiale (AI) che con Chat Gpt  e soluzioni di Machine Learning stanno cambiando il modo  in cui le persone interagiscono con il lavoro, dall’altra la tecnologia porta anche un gran numero di opportunità per i giovani imprenditori. Mai come in questi anni il digitale è un’opportunità per decidere di iniziare a lavorare in proprio e magari lasciare quel posto stabile in ufficio che si è trasformato in una prigione.

Perché iniziare un’attività in proprio

L’idea di aprire una nuova attività in proprio, per molti è diventata una necessità perché forse non hanno trovato un posto di lavoro in quello che era il proprio settore oppure perché hanno deciso di cambiare radicalmente vita. Inoltre, molte delle aziende che fanno parte dell’ecosistema digitale offrono lavori flessibili, telelavoro o smart working e questa è una grande opportunità per i giovani imprenditori.

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Tuttavia, avviare un’impresa digitale non è semplice come si può pensare. Ci sono diversi fattori da considerare prima di prendere la decisione di lanciarsi in questo nuovo mondo. Un fattore importante da considerare è l’accesso alle tecnologie giuste, come dispositivi di innovazione e connettività. Sono essenziali per mettere in pratica strategie di successo. Inoltre, è importante conoscere le ultime tendenze in termini di marketing digitale, sia per attirare nuovi clienti sia per mantenere quelli esistenti. Un’altra cosa importante da considerare è la competizione online e come evitare gli ostacoli che possono portare al fallimento.

Per farlo ci sono diversi modi: dal lavorare come freelance all’avviare una startup. In tutti i casi però serve avere chiaro quale sarà il proprio prodotto o servizio da offrire, a quali mercati. Occorrono competenze, conoscenza del mercato, scelta del modus operandi (come gestire le proprie risorse e il proprio tempo) e formazione. Senza dimenticare la parte finanziaria: vale a dire dove reperire risorse economiche per avviare la propria attività.

Quando è il momento giusto: ragioni per iniziare il proprio business

Diverse possono essere le cause o le motivazioni per le quali si decide di abbandonare il così detto posto fisso e puntare a un lavoro più stimolante o più appagante, magari rincorrendo il sogno di una vita, l’idea innovativa che non ci fa dormire la notte, come fare l’imprenditore digitale, o fondare una startup, oppure perché stanchi di un lavoro che non piace e che, dopo “due conti in tasca” si comprende che il salario non sarebbe poi così tanto diverso da un subordinato attuale a un futuro autonomo.

Oppure si è stati licenziati, e nell’attesa di trovare un nuovo lavoro, si decide di non stare con le mani in mano, e aprire una attività quel tanto redditizia per andare avanti, o magari per sperimentare in tale momento di ricerca cosa voglia dire gestire un’attività propria.

Un’altra ragione potrebbe trovarsi nella ricerca di un work life balance per gestire al meglio gli impegni famigliari o necessità di maggiore autonomia e, non riuscendo a trovare l’azienda giusta, si decida di mettersi in proprio.

Infine, il non avere alternative se non mettersi in proprio per fare quello che più si desidera e appaga.

Cosa sapere quando si inizia un attività in proprio

Sarebbe un’illusione pensare che il passaggio a una vita imprenditoriale possa avvenire in modo semplice e indolore: ci sono alcuni aspetti da considerare prima di prendere la decisione finale di lasciare un lavoro sicuro.

Innanzitutto, bisogna essere consapevoli di cosa abbiamo imparato negli anni e avere la capacità di gestire un’azienda con successo. Si deve essere pronti ad affrontare la competizione e imparare rapidamente le nuove abilità per riuscire a far funzionare tutto. Bisogna anche valutare l’impatto che questa decisione avrà sulla nostra vita familiare e finanziaria, inclusi i rischi associati al fallimento.

Inoltre, sarà importante valutare le nostre capacità di marketing e come presentare la nostra idea ai clienti potenziali in modo da generare un ritorno sull’investimento. Infine, dovremo anche considerare la forma in cui mostreremo il nostro lavoro al mondo e come faremo per mantenerlo.

Il modo migliore per iniziare un’attività in proprio

Mettersi in proprio, quali siano le ragioni, è prima di tutto una questione di mindset e lateral thinking: bisogna partire dal proprio desiderio, dalla propria volontà, e fare una giusta e attenta autoanalisi delle proprie possibilità psichiche ed economiche basandosi sulla realtà che si sta vivendo e pensando alla vision che si vuole raggiungere.

Prima di avviare un’attività in proprio, bisognerebbe quindi fissare una strategia, un programma dettagliato con deadline, magari utilizzando strumenti quali l’analisi SWOT, gli OKR, o per un progetto imprenditoriale più avanzato, come il lancio di una startup, indicatori quali: il ROI, marketing plan, business model, o analisi di mercato.

Inoltre, occorrerà considerare tutti gli adempimenti e le pratiche burocratiche necessarie all’avvio dell’attività, come i documenti da presentare presso la camera di commercio o uffici fiscali.

Infine, non dimenticate di ricercare le informazioni necessarie per non incorrere in eventuali problemi legali o commerciali.

L’obiettivo principale dovrebbe essere quello di creare una situazione imprenditoriale sicura e di successo in modo da sfruttare al meglio le opportunità offerte dal mercato, minimizzando il rischio di eventuali insuccessi.

Per farlo, si dovranno valutare obiettivi aziendali come l’incremento della redditività, la fidelizzazione dei clienti o l’ottimizzazione delle risorse.

Lavoro in proprio: quale attività scegliere

Come già accennato, le attività che si possono svolgere mettendosi in proprio sono diverse: dai lavori online (es. copywriter, blogger, youtuber, influencer), a un lavoro da freelance (es. web content editor, web designer, social media manager freelance) da liberi professionisti, autonomi ed occasionali, a un lavoro di imprenditore o titolare di partita IVA, come ad esempio nei settori della ristorazione, dell’agricoltura, dell’artigianato e del commercio. Fino a valutare l’apertura di una società quale per esempio una srl.

Per intraprendere una nuova attività, è necessario essere informati sulla legislazione vigente e prendere tutte le misure di sicurezza previste. Inoltre, si dovrà sempre tenere conto delle possibili opportunità offerte dai finanziamenti, incentivi e agevolazioni presenti sul mercato.

Una volta deciso di mettersi in proprio, si dovranno affrontare diverse sfide: saper gestire i rapporti con gli altri manager del settore, gestire le finanze, valutare i possibili rischi dell’ attività e sviluppare delle strategie efficaci per aumentare la visibilità e l’attrattiva di quella che sarà la tua azienda. Una buona soluzione è quella di rivolgersi ad un consulente esperto che possa guidarti nella definizione di un business plan e nel lancio dell’ attività. Ognuna di queste alternative implica diverse spese e tempi di realizzazione.

Ad esempio per aprire una srl, oltre all’investimento iniziale necessario per la costituzione della società (che comprende spese di notaio, spese amministrative, bolli e tasse), occorre considerare che il tempo necessario per la realizzazione della formalità varia dai 2 ai 3 mesi.

Per le attività da freelance invece, l’investimento iniziale è molto più contenuto ma occorre anche prevedere una formazione necessaria per assicurare le competenze tecniche adeguate. Il tempo di realizzazione del progetto può essere variabile in base al tipo di attività svolta.

Infine, per un lavoratore autonomo o occasionale, occorre considerare che le spese da sostenere inizialmente sono molto contenute e il tempo necessario per la realizzazione può variare dai 30 ai 60 giorni.

Tuttavia, è importante sottolineare che la creazione di una startup richiede un impegno economico e temporale molto più elevato rispetto alle altre tipologie di impresa. Occorre programmare adeguatamente le spese e i tempi di lavorazione necessari per avere successo.

Investire tempo ed energie nel business può essere una scommessa vincente ma è importante programmare in maniera adeguata tutti gli aspetti della startup.

Inoltre, sono necessarie competenze manageriali adeguate per gestire al meglio l’impresa e avere una visione globale del proprio business. La pianificazione strategica è fondamentale nel processo di creazione di una startup: una buona pianificazione può aiutare l’imprenditore nella definizione degli obiettivi, nella selezione dei partner, nell’analisi dei mercati di riferimento e nello sviluppo del prodotto.

Cosa serve per aprire un’attività in proprio

Nel caso in cui si volesse fare un lavoro da freelance, basterà avere a disposizione un computer, una buona connessione internet e poi la varia strumentazione (dai microfoni a videocamere) e tool.

Se si vuole invece aprire un’attività vera e propria, allora ci saranno alcune procedure da seguire. Innanzitutto è necessario registrare la propria startup presso la Camera di Commercio locale, scegliere la forma giuridica più adatta all’attività scelta e aprire un conto in banca.

Successivamente, è importante creare un business plan ben strutturato che includa lo stato patrimoniale della società, le strategie di marketing e una previsione degli investimenti iniziali.

Una volta definito l’obiettivo principale della propria startup, sarà importante individuare i propri mercati di riferimento attraverso ricerche di mercato preciso e sviluppare una rete di clienti.

Infine, è necessario scegliere dei fornitori affidabili con cui lavorare, creare un sito web professionale ed eventualmente un negozio online per raggiungere una visibilità maggiore.

In caso di volesse aprire una attività come una srl, bisognerà dotarsi di collaboratori, professionisti esterni come per esempio uno studio di commercialisti e legali.

In un caso o nell’altro si partirà dall’apertura della partita Iva cui seguirà il solito iter burocratico (qui un approfondimento), a meno che le entrate iniziali e la tipologia di lavoro riguardino un’attività temporanea e dalle entrate non elevate: in questo caso infatti non servirà la p. Iva, trattandosi di prestazioni occasionali.

Il più delle volte non serve una laurea, ma alcune skill abbastanza richieste:

  • Pianificazione: pianificare al meglio le proprie attività e quelle del team, per eliminare le distrazioni e concentrarsi sugli obiettivi che si vogliono raggiungere;
  • User experience: conoscere i principi che stanno alla base della user experience, ovvero l’esperienza che un potenziale cliente ha all’interno di un sito, di un blog, di un e-commerce;
  • Social Media: saper utilizzare i social network e avere una buona presenza e rete su di essi;
  • Digital awareness: saper conoscere correttamente gli strumenti digitali;
  • Digital networking: la capacità di identificare, recuperare, organizzare, capitalizzare e condividere il patrimonio di informazioni all’interno di reti e comunità virtuali;

I vantaggi del mettersi in proprio

Lavorare come freelance può portare benefici come la flessibilità in termini di tempo, spazio e spostamento, non dovendo per forza utilizzare mezzi di trasporto propri o pubblici e così i relativi costi connessi qualora si lavori da casa o da remoto. Può essere un ritorno economico in più rispetto a un lavoro che già si svolge, ma che comporta un obbligo orario e contrattuale, come quello subordinato, oppure può accompagnare un ulteriore lavoro da freelance.

In alcuni casi i costi sono bassi e quindi può essere svolto sia da studenti sia da casalinghi o inoccupati. Uno degli aspetti più positivi è l’accessibilità, in quanto quasi tutti possono diventare freelance. Ma allo stesso tempo i freelance devono pagare autonomamente le proprie tasse, la pensione, le assicurazioni, la strumentazione e ulteriori contributi fiscali, come coprire i costi per ferie o malattie. Tutto ciò fa parte di una strategia di pianificazione finanziaria per assicurarsi che i freelance abbiano costantemente fondi sufficienti.

In conclusione, lavorare da freelance può essere un modo interessante e flessibile per guadagnare un reddito, ma è importante tenere a mente che dovrete investire tempo e denaro in modo da non avere problemi finanziari. Dovrai anche essere flessibile con il tuo lavoro, rispondendo ai cambiamenti nel mercato e offrendo servizi di qualità eccellente per soddisfare le esigenze dei clienti.

Quanti soldi servono per iniziare un’attività in proprio

Sempre ponendo il caso di voler aprire un’azienda come startup innovativa (Srl), i costi riguarderanno l’apertura e la registrazione della Srl mediante la Camera di Commercio. Le spese prevedono:

  • Imposta di registro: 200 euro
  • Imposta di bollo: non dovuta
  • Diritti di segreteria al Registro delle Imprese: non dovuta
  • Diritti camerali per startup: non dovuti
  • Tassa per la concessione governativa e vidimazione libri sociali: 309,87 euro e 16 euro di marca da bollo.
  • Apertura di un conto bancario

Inoltre, bisognerà provvedere all’apertura di una PEC e creazione di una firma digitale per tutti i soci. Da non dimenticare ovviamente il capitale iniziale che potrà derivare da propri fondi, fondi esterni quali istituzionali, venture capital, crowdfunding ecc.

Le tasse di una Srl si dividono in quelle sul reddito dell’impresa e in quelle sul reddito dei soci: IRES, IRAP e IRPEF, e infine i vari contributi, come l’INAIL e altre cifre da corrispondere sull’utile netto.

Se invece si vuole partire da liberi professionisti, in caso non si voglia aprire subito la P. Iva, si potrà lavorare come occasionali, stando attenti a non arrivare alla soglia dei 5.000 euro lordi annui.

Basterà applicare la ritenuta d’acconto, il 20% su base imponibile.  anche se in caso di cessione diritti d’autore tale soglia non esiste. In caso invece si volesse aprire una p. Iva, il costo iniziale sarà marginale, trattandosi di regime forfettario e non ordinario (22%).

L’imposta sostitutiva è del 15%, ma per chi apre una nuova Partita Iva individuale e rispetta specifici requisiti, l’aliquota si riduce al 5% per i primi 5 anni di attività. Oltre all’imposta sostitutiva, si dovranno versare anche i contributi previdenziali, i quali variano in base all’inquadramento fiscale scelto. In tal caso i contributi vengono versati alla Gestione Separata Inps per il 25,98% del reddito percepito.

(Foto di Hannah Wei su Unsplash )

Articolo originariamente pubblicato il 28 Feb 2023

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